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La storia del terrario

Se state leggendo questo articolo molto probabilmente sapete già cos’è un terrario. La prima volta che ne abbiamo visto uno, a Parigi, ci lasciò senza parole: l’equilibrio di tutti quei piccoli elementi, unito alla perfezione della scenografia all’interno, il tutto enfatizzato dal  che ne esaltava il contenuto. Ma voi conoscete la storia del terrario?

I terrari che oggi decorano le nostre case sono stati uno dei fattori grazie ai quali il modo di trasportare le piante esotiche nel nostro continente cambiò radicalmente. Ci diverte sempre immaginare aristocratici e nuova borghesia ottocentesca gareggiare per la bellezza delle loro serre e delle piante più rare, al punto da finanziare spedizioni transoceaniche per riuscire ad aggiungere qualche pezzo in più alla loro collezione.

la storia del terrario

Rubrichetta curiosetta

La pianta più famosa e ambita del XVII secolo era l’arancia. Di provenienza orientale e di difficile acclimatazione nell’Europa continentale ed in Inghilterra, per lei costruirono serre coperte dette appunto “orangerie”. Inoltre schiere di giardinieri si impegnavano per spostare le piante tra l’esterno e l’interno, a seconda  delle condizioni climatiche.

Adesso prova ad immaginare un viaggio che dura diversi mesi, in una imbarcazione la cui stiva straborda di piante appena estirpate dalle foreste pluviali. Hanno bisogno di mantenersi ben idratate per tutta la durata del viaggio; piante che si trovano ad affrontare escursioni termiche importanti che variano dal torrido al ghiacciato; aggiungiamoci anche le infestazioni di topi e possiamo facilmente capire perché, delle migliaia di piante, solo pochissimi esemplari arrivavano a destinazione sani e salvi.

la storia del terrario - organgerie

Cenni storici

Nel 1789 l’imbarcazione Bounty veniva utilizzata per il trasporto degli alberi del pane, da una colonia all’altra. Tutto l’equipaggio si ammutinò, ormai esausto dalle continue riduzioni di razioni d’acqua: veniva destinata quasi esclusivamente al mantenimento delle piante che riempivano la stiva. Il comandante e altri 18 marinai furono abbandonati in mare con una scialuppa lunga 7 metri e pochi viveri, mentre il carico fu riversato nelle acque.

In questo scenario, la casuale scoperta di un dottore londinese rivoluzionò completamente il mondo botanico Europeo. Il dottor Nathaniel Bagshaw Ward, in una calda sera d’estate, trovò nella sua serra una crisalide di falena. Decise di osservarne l’evoluzione e per farlo la posizionò in un barattolo di vetro con un mucchietto di terra raccolto dal suo giardino. Quando il dottore, dopo qualche giorno, tornò a verificare lo stato del suo esperimento, quello che vide lo lasciò di sasso.

La povera crisalide giaceva in una nuvola di muffa in evidente stadio di decomposizione. Ma notò anche che dal terreno stavano nascendo delle piccole felci che nei giorni successivi continuarono a crescere e a produrre condensa.

Da quel momento il professore cominciò a studiare e ad osservare le condizioni che si creano all’interno di ambienti chiusi. Ne dedusse che si vengono a creare dei sistemi autosufficienti e per questo motivo costruì scatole in vetro di dimensioni sempre maggiori. Grazie a questa scoperta, i contenitori in vetro diventarono i “contenitori magici” per trasportare le piante durante i lunghi viaggi in mare. Da qui nasce la storia del terrario.

la storia del terrario

Ma cosa succede esattamente dentro un terrario?

Quello che succede all’interno di un terrario è relativamente semplice, anche se nella natura non c’è nulla di semplice. Le piante e i muschi al suo interno, grazie alla luce svolgono la loro normale azione di fotosintesi, sintetizzano le molecole di glucosio e liberano ossigeno. Quando l’ossigeno liberato dalla pianta incontra le pareti di vetro, le molecole d’acqua presenti al suo interno si depositano sudi esso e ricadono verso il basso, creando un circolo continuo di idratazione.

la storia del terrario

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